Il Cammino è di tutti e per tutti.    E’ una bella frase, fa effetto.   Ma è vera?

Tutti possono fare questa esperienza, è vero.   Non è un cammino “estremo”, adatto solo a persone dotate di particolare prestanza fisica, o abilità; non è pericoloso.   Effettivamente sul cammino si vedono persone giovani ma anche anziani, persone in evidente sovrappeso, equipaggiate in modo “creativo”, che tutto sembrano eccetto che “sportivi”.    C’è chi fa tappe da 35, 40 km ma per la maggior parte dei pellegrini la media è minore: 25/30 km.    Ci sono anche pellegrini che ne percorrono 20, 15.   Insomma ognuno modula le tappe a seconda dei propri gusti ma anche, evidentemente, delle proprie possibilità.   Questa possibilità è consentita dalla presenza di numerosissimi ostelli seminati lungo il cammino (vedi l’apposita pagina).

Inoltre per chi non ha la possibilità di portare con sé lo zaino per problemi di salute, permanenti o temporanei, c’è la possibilità di  fruire dei servizi di trasporto zaino (vedi l’apposita pagina).   Ne usufruiscono anche molti pellegrini che non hanno alcun problema, ma questo è un altro discorso.

Teniamo conto infine che chi ha problemi di salute cronici o che si manifestano lungo il cammino può usufruire della rete sanitaria spagnola (guardia medica, ambulatori, ospedali, farmacie, soccorso sanitario) che ha livelli di assistenza paragonabili a quella italiana (vedi l’apposita pagina).

Ma chi è “disabile” può affrontare il cammino?

Dobbiamo innanzitutto chiarire cosa si intende con il termine “disabile”.   Assumo qui la definizione presente su Wikipedia: “chi, in seguito a una o più menomazioni, ha una ridotta capacità d’interazione con l’ambiente sociale rispetto a ciò che è considerata la norma, pertanto è meno autonomo nello svolgere le attività quotidiane e spesso in condizioni di svantaggio nel partecipare alla vita sociale.

Ci sono forme di disabilità evidenti: disabilità sensoriali (non vedenti e ipovedenti, sordomuti), disabilità motorie, disabilità motorie e psichiche/neurologiche compresenti.   Il termine è comunque più esteso e ricomprende una gamma molto ampia di condizioni: ci sono le disabilità temporanee dovute a traumi e malattie, o a condizioni personali temporanee (donne in stato di gravidanza).   Ci sono disabilità dovute alla età avanzata o a problemi fisici cronici o cronicizzati (dializzati, trapiantati).    Ci sono persone con problemi di alimentazione (celiaci, portatori di allergie o intolleranze gravi, diabetici gravi).   Ci sono persone con disagio psichico.

Come detto nella prima parte di questa pagina, le caratteristiche del Cammino di Santiago, assieme al gran numero e livello dei servizi presenti, consentono, con una opportuna preparazione e organizzazione, la partecipazione di persone in condizioni di disabilità non grave.   Il cammino è infatti frequentato in piena autonomia da molte persone portatrici di disabilità normalmente non “visibili”, non “immediatamente identificabili”.

Diverso è il caso dei disabili sensoriali.   Non è pensabile, per un non vedente e per gli ipovedenti con capacità visiva molto ridotta, fare l’esperienza del cammino in modo autonomo.    E’ probabile che in futuro anche prossimo lo sviluppo di tecnologie di ausilio consentirà di affrontare autonomamente anche percorsi lunghi come questo.   Attualmente però è indispensabile la presenza di un accompagnatore.     Inoltre le strutture di accoglienza, anche le più moderne, sono quasi totalmente sprovviste di ausili visivi.

Meno problematico per un audioleso affrontare l’esperienza: il problema per lui è la relazione con le persone con cui viene in rapporto.  Non ci sono indicazioni di carattere generale: dipende dal suo grado di autonomia.   Solitamente gli audiolesi affrontano il cammino con un compagno.

I maggiori problemi, come è facilmente intuibile, si presentano per i disabili motori: chi ha tracciato il cammino non ha pensato alle persone con difficoltà motorie.   Ci si trova spesso ad affrontare tratti con accentuate pendenze, qualche sentiero stretto, sterrati con fondo dissestato, pietroso o con solchi longitudinali o trasversali, tratti con gradini, larghe pozzanghere, fango, ghiaino incoerente, attraversamento di torrenti su ponticelli stretti in pietra o su pietre sulle quali saltellare, …  Con il tempo diversi tratti di cammino vengono migliorati ma il cammino è ben lontano dall’essere dichiarato accessibile da persone su carrozzina.

Che fare dunque?   Ecco l’iniziativa “Santiago per tutti”