Montalone di Pieve Santo Stefano (Arezzo)
Chiesa dedicata ai Santi Giacomo e Cristoforo.
(segnalazione di Sauro lunghisauro@hotmail.com

Moggiona di Poppi (Arezzo)
Chiesa fatta ricostruire dai Padri del vicino Convento di Camaldoli nel 15° sec. in sostituzione della vecchia chiesa decadente.  Vedi foto
(segnalazione di Sauro lunghisauro@hotmail.com

Gressa di Bibbiena (Arezzo)
Fin dall’XI secolo il castello di Gressa era feudo del vescovo di Arezzo. Proprio dentro il secondo cerchio delle mura si conserva la chiesetta castellana, dedicata a San Jacopo, a pianta rettangolare, con tetto a capanna ad orditura lignea, molto graziosa e ben conservata. L’edificio mostra un campanile a vela in mattoni in sostituzione dell’antico in pietra ed un portale riquadrato in arenaria; le muraglie esterne sono costruite in finissimo filaretto di pietra alberese. Vedi foto
(segnalazione di Sauro lunghisauro@hotmail.com)

Taena, frazione del Comune di Chitignano (Arezzo)
A Taena, 13 abitanti nel 2009, c’è la chiesa di  San Jacopo Apostolo.   (segnalazione di Romano contivete@alice.it)

Agazzi, frazione del Comune di  Arezzo
Chiesa parrocchiale dei Santi Jacopo e Cristoforo.  Di origine altomedievale. Oggetto di varie ristrutturazioni nei secoli e completamente restaurata nel 1980.  Contiene affresco del’500 con San Rocco. Statua lignea seicentesca di Madonna con Bambino. Fonte battesimale seicentesco.
(segnalazione di Romano contivete@alice.it)

Querceto (frazione del comune di Sesto Fiorentino, Firenze)
la chiesa parrocchiale, risalente al XIII secolo, è dedicata a San Jacopo. A questa dedica venne aggiunta nel’500 quella a Maria a seguito della soppressione di un vicino convento di monache benedettina, a causa della loro condotta non proprio morale. La chiesa è sulle pendici di monte Morello che segna il confine con il Mugello e che è stato percorso da una viabilità antica da e per Bologna.
Altre informazioni su http://it.wikipedia.org/wiki/Chiesa_di_Santa_Maria_e_San_Jacopo_a_Querceto
(segnalazione di Alessandro ar1917@gmail.com)

Ceppeto, frazione del comune di Sesto Fiorentino (Firenze)
Oratorio di San Jacopo, che conserva al suo interno piacevoli affreschi della fine del XVI secolo con la “Vergine col Bambino e i Santi Antonio abate e Rocco”.
Ulteriori informazioni su http://it.wikipedia.org/wiki/Oratorio_di_San_Jacopo_a_Ceppeto
(segnalazione di Alessandro ar1917@gmail.com)

Pratolino, Comune di Vaglia (Firenze)
La chiesa si San Jacopo a Festigliano, edificata nel XI secolo, si trova lungo la via diretta al Mugello, nei pressi del parco di Pratolino. E’ preceduta da un piccolo loggiato dal quale si accede anche alla canonica, ed è sormontata da un alto campanile a torre. Presenta una struttura ad un’unica navata, nel presbiterio vi è un prezioso altare rivestito di marmi, mentre alla sinistra ed alla destra del presbiterio, rispettivamente un pulpito semicircolare in legno intagliato ed un organo del 1791 con frontone sagomato e rifiniture dorate.  (segnalazione di Donato pugid@hotmail.it)

Bagno a  Ripoli (Firenze)
Chiesa e il convento di San Jacopo. Furono edificati per le domenicane del Monastero di Bagno a Ripoli, luogo ritenuto troppo isolato e sconveniente per un gruppo di suore, trasferitesi entro le mura cittadine in località Pantano, accanto allo Spedale della Scala, per motivi di tipo logistico poiché più vicine ai luoghi precipui alla loro operosità. Dalle pubblicazione di Giuseppe Richa edite nel 1775 sappiamo che le monache avevano voluto che il complesso si intitolasse a San Jacopo di Ripoli, marcando volutamente la loro provenienza. Il convento era di dimensioni notevoli, tanto che, sempre dal Richa, si ha notizia che nel 1295 le monache stesse acquistarono i terreni attigui per ampliare il convento che stavano costruendo.
Molto nota a partire dal Quattrocento fu l’attività di stamperia, di testi a carattere sacro e profano, avviata da alcuni frati proprio all’interno del Monastero.
Grazie a numerosi lasciti il convento finì con l’arricchirsi nel corso del tempo di numerose opere d’arte: il Cenacolo dipinto nell’ex-refettorio o forse parte monastica dell’antica chiesa, così come i dipinti di Michele di Ridolfo del Ghirlandaio e Agnolo Allori, per citarne alcuni, e la terracotta invetriata di Giovanni della Robbia con la Madonna col bambino e i Santi Jacopo Maggiore e Domenico sulla facciata esterna.
Con le soppressioni napoleoniche degli ordini religiosi, il Convento fu trasformato in Conservatorio per l’educazione di nobili fanciulle. Dal 1794 al 1883 l’intera costruzione fu riservata alle suore Montalve che, a seguito del loro trasferimento a Careggi, portarono via tutti gli oggetti d’arte ivi contenuti. Successivamente acquistato dallo Stato per ospitare una caserma, dal 1946 prese il nome di Simone Simoni, ufficiale della prima guerra mondiale. Attualmente è sede della Direzione di Amministrazione dell’Esercito Italiano.
L’ambiente dell’ex-refettorio ha subito diversi cambi di destinazione nel corso degli anni e attualmente è adibita a sala conferenze. Sono state rinvenute alcune pitture murali occultate da quattro strati di scialbo e che dovevano far parte di un ciclo decorativo di più vaste dimensioni con storie della vita della Vergine, alcune scene della vita di Gesù e una teoria di quattro Santi Martiri.
(segnalazione di Donato pugid@hotmail.it)

Campi Bisenzio (Firenze)
Chiesa di Santa Maria a Campi al cui interno si trova la Cappella di San Jacopo.
La primitiva chiesetta, risale al 1270, con la facciata rivolta ad ovest, e corrispondeva all’abside fino al transetto, con annessa la Cappella di San Jacopo e lo Spedale per i pellegrini, a sinistra.  Già nel XV secolo fu ampliata trasversalmente al corso del fiume Bisenzio. Era un punto di partenza per i pellegrini diretti al santuario di San Jacopo a Pistoia o a Compostela e dal 1490 divenne anche ritrovo dei pellegrini del santuario Mariano della Madonna dell’Umiltà a Pistoia. I pellegrini guadavano il fiume lì davanti, per non pagar gabella sul ponte. Nello spedale riposavano e mangiavano nel refettorio, davanti ad un affresco dell’ultima cena. Vi si trova una statua lignea di San Rocco. Si narra che il Santo  avrebbe sostato alla  villa del Trebbio, dove c’era la sua statua, e salvato dalla peste tutti gli abitanti delle parrocchie intorno a Santa Maria, mentre a Campi si ebbero molte vittime. Da allora la statua fu tenuta in chiesa e nei locali della Compagnia di San Rocco corrispondenti all’attuale navata destra.
Ma parliamo della Cappella di San Jacopo. Nel 1950 fu riscoperto e  restaurato un ciclo di affreschi restati nascosti fino al 1843, attribuiti a  Mariotto di Cristofano, cognato del più famoso Masaccio, che li dipinse nel 1420 circa. A destra si vede un tabernacolo con la Madonna col bambino tra i santi Jacopo e Margherita. Jacopo regge il bordone e la Lettera a lui attribuita. Sul vestito di Maria spicca una stella dorata che forse ci richiama Compostela.
Sul soffitto sono rappresentati i 4 evangelisti e sulle pareti si vedono scene della vita di San Jacopo, come la predicazione in Palestina, lo scontro con il Mago Ermogene con la  scacciata di tre demoni (l’Avarizia rappresentata come un diavolo senza testa, la Superbia con la testa di leone, e la Lussuria come una lontra), la sua conversione ed il martirio per decapitazione.
Vi si trova infine un Crocifisso ligneo del XV secolo, attribuito da alcuni a Benedetto da Maiano e da  altri a Baccio da Montelupo.  La bombatura della chiesa svela che per far passare i pellegrini fino al refettorio, aggirando dall’esterno la Cappella, non ci si peritò ad occupare una porzione della strada laterale, risalente dal guado.
(segnalazione di Donato pugid@hotmail.it)

Fiesole (Firenze)
Oratorio di San Jacopo. E’ un edificio sacro che si trova a Fiesole in via dell’Arno, in località Girone. Dell’oratorio, inglobato nel Palazzo Vescovile, si hanno testimonianze a partire dal XIII secolo.   Ha la parete di fondo completamente affrescata con l’Incoronazione della Vergine e due teorie di Santi, opera tardogotica degli inizi del Quattrocento, in cui collaborarono due pittori, Bicci di Lorenzo e probabilmente Rossello di Jacopo Franchi, includente al centro un affresco con San Jacopo maggiore in veste di pellegrino, dipinto da Antonio Marini nel 1853. È attualmente sede di una sezione del Museo d’arte sacra di Fiesole.

Scandicci (Firenze)
La cappella di San Jacopo è annessa alla Villa di Castelpulci.  La villa sorse su un antico castello dei Cadolingi poi dei Pulci, trasformato in villa dalle potenti famiglie fiorentine dei Soderini (XV-XVI secolo) e dei Riccardi (XVII-XIX secolo). Intorno al XIII secolo, i Pulci, dotarono il castello di un oratorio privato intitolato a San Jacopo.
L’oratorio venne dato da papa Alessandro VI in beneficio a un suo familiare. Un documento del 1657 afferma che la chiesa si trovava al centro delle dipendenze della villa dei Riccardi.  Nel 1735 la cappella risulta in uno stato di profondo degrado e bisognosa di restauri ma in un cabreo del 1738 la cappella appare ben tenuta e preceduta da una grande scalinata. Probabilmente la chiesa venne prima restaurata esternamente e poi internamente. In ogni caso nel 1743 i lavori di trasformazione, da edificio romanico a barocco, erano conclusi. I lavori furono svolti per iniziativa di Cosimo Riccardi e comportarono grandi trasformazioni: venne modificata la tribuna, vennero coperti gli affreschi trecenteschi e vennero aggiunte delle ricche decorazioni di gusto barocco. Nei secoli seguenti la chiesa ha condiviso il destino della villa, divenuta anche un ospedale psichiatrico. Dopo numerosi anni di abbandono la villa e la cappella sono in fase di restauro.
La cappella è staccata dalla villa e situata al centro del fabbricato di servizio; la sua redazione è settecentesca, anche se la presenza in facciata e sul retro di una tessitura in alberese riporta ad una origine romanica.  L’interno conserva gli elementi della ristrutturazione barocca come gli altari in pietra, la cantoria con l’organo inserito in una mostra di stucco bianco, i confessionali incassati nelle pareti e le finte porte, ma reca i segni del lungo periodo di decadenza. Nell’intercapedine tra la volta posticcia a e il tetto sono state scoperte tracce di affreschi databili all’ultimo decennio del XIII secolo raffiguranti le Storie di Santa Caterina attribuiti a Grifo di Tancredi; è stato inoltre scoperto anche un frammento di un affresco databile alla fine del XIV secolo raffigurante la Madonna col Bambino e una Santa.
(segnalazione di Donato pugid@hotmail.it)

Cerreto Guidi (Firenze)
Oratorio di San Giacomo. Di origine trecentesca, si trovava anticamente al di fuori delle mura cittadine ed era annello a un piccolo ospedale dedito all’accoglienza di poveri e viandanti. Nel XVIII secolo il complesso apparteneva alla Compagnia della Beata Vergine dei Bianchi e in seguito passò all’Opera della pieve di San Leonardo.
Oggi l’ospedale non esiste più, mentre la chiesa è stata restaurata a metà degli anni ottanta del Novecento. La zona è tuttavia ancora nota col nome di “Spedalino”.

Voltigiano di Montespertoli (Firenze)
Chiesa di San Jacopo.  La primitiva chiesa medievale fu distrutta dai ghibellini, insieme al castello di Voltigiano, dopo la battaglia di Montaperti (1260).  La chiesa venne ricostruita nel XV secolo ricevendo la dedicazione a san Jacopo. Lo stato di degrado in cui versava fece sì nel XIX secolo venisse eseguito un pesante restauro trasformativo.  La pianta dell’edificio è rettangolare con tetto a capanna.
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Firenze

1. Dall’altra parte del Ponte Vecchio, dove arrivava la via Cassia nuova proveniente da Porta Romana,  troviamo  Borgo San Jacopo. Ai due estremi ci sono due fontanelle in marmo; quella a spigolo con Via dello Sprone ha per vasca una grossa conchigliona sormontata da un mascherone manieristico.   La chiesa di San Jacopo sopr’Arno fu eretta più o meno quando la precedente, prima del 1078, sempre fuori dalla giurisdizione del Vescovo di Firenze e sotto la protezione dei Vallombrosani. A quei tempi non esisteva ancora il primo ponte di Santa Trinita, eretto in legno nel 1252 da Lombardo de’ Frescobaldi, e lungo l’ultimo tratto della via Cassia fino al Ponte Vecchio (anch’esso in legno) il borgo prese il nome della chiesa.
Il 25 luglio di ogni anno, dal 1250, la chiesa organizzava il Palio dei Navicelli in Arno, regata tra barcaioli che si disputava tra il Ponte Vecchio  e la pescaia di Santa Rosa.   Non poteva essere che così, visto che era chiamata  “col culo in Arno”, perché l’acqua durante le piene arrivava a lambire l’abside.
Dal popolo fu detta  anche  “degli Scopetini” perché fu data ai canonici di San Donato a Scopeto distrutta durante l’assedio di Firenze (1529), e poi  “dei Barbetti” perché  i padri missionari francescani,  riconoscibili per le barbette, si stabilirono nel convento attiguo. A  questi ultimi è dovuta l’ultima sistemazione settecentesca. Attualmente è affidata alla comunità greca.
Nella chiesa è sepolto il pittore Gherardo Starnina, morto ai primi del XV secolo e primo maestro di Lorenzo Ghiberti, e vi si ammirano opere di vari artisti, come la volta  affrescata con storie di San Jacopo da  Pier Dandini. Dino Compagni nella sua Cronica racconta che in questa chiesa si formò la congiura dei nobili fiorentini contro Giano Della Bella, che li aveva esclusi dal governo della città con i suoi Ordinamenti di Giustizia (1293).
Sempre in Borgo San Jacopo troviamo la sede della Confraternita di San Jacopo detta  “Compagnia  del  nicchio” perché nello stemma aveva un  bordone rosso ed una conchiglia azzurra, simbolo dei pellegrini. C’era anche un Ospizio per i pellegrini (1050) che fu poi donato ai monaci di San Miniato al Monte.  Nel 1205 diventò una Magione, cioè luogo di fermata e ospizio, gestita dai Cavalieri Templari e, dopo la loro soppressione, dai Cavalieri Ospitalieri di Gerusalemme.
La chiesa viene popolarescamente chiamata la chiesa col culo in Arno in quanto la parte dell’abside sporge oltre l’argine direttamente sopra il fiume (vedi foto)  (segnalazioni di Alessandro ar1917@gmail.com e Donato pugid@hotmail.it)

2. Chiesa di San Jacopo dei Corbolini, in Via Faenza.  Consacrata il 3 maggio 1206. L’edificio si trovava allora fuori delle mura cittadine, in una zona ricca di campi e vigneti, che però si stava popolando rapidamente. La chiesa era detta “tra le vigne”, come Santa Maria Novella, mentre il nome attuale è dovuto alla vicinanza di un terreno o campo della famiglia Corbolini. La chiesa appartenne all’Ordine dei Templari dal 1256, ma dopo tragiche vicende nel 1312 passò all’Ordine Cavalleresco di San Giovanni di Gerusalemme, noto come Ordine di Malta, dove aveva sede. In San Jacopo si sono succeduti molti commendatori delle più importanti famiglie fiorentine, che hanno arricchito la chiesa di importanti opere d’arte. Fra’ Giovanni de’ Rossi da Pogna trasformò l’edificio da romanico a gotico nella seconda metà del’300. All’interno sono conservate due tombe trecentesche di cavalieri, un grande affresco, “Il combattimento apocalittico di San Michele Arcangelo”, rara opera di gotico internazionale a Firenze, i resti di un tabernacolo polimaterico cui collaborò Filippo Brunelleschi, una lapide di marmo rinascimentale aniconica del 1453 che ricorda il committente Fra Giuliano Benini. Giovanni Pico della Mirandola abitò e scrisse il suo testamento in questa commenda, Fra Luigi Tornabuoni fu sepolto nella chiesa.  (segnalazione di Lucia alce122@libero.it)

3. San Jacopo tra Fossi, convento.  La chiesa risale al secolo XI, quando fu costruita nel quartiere di Santa Croce a Firenze, ed ufficiata dai preti Secolari che la cedettero, presumibilmente nella seconda metà dell’XII secolo, ai monaci vallombrosiani di San Salvi i quali la trasformarono da canonica in convento. Con Decreto del 15 agosto 1543 il duca Cosimo I allontanò i padri domenicani dal convento di San Marco cedendone la sede ai padri Agostiniani Lombardi che passarono, a loro volta, il convento di San Jacopo agli Umiliati di Ognissanti ed agli Osservanti Francescani; il duplice trasferimento ebbe breve vita per l’intervento di papa Paolo III che rinsediò i padri domenicani a San Marco riconducendo gli Agostiniani Lombardi all’antica sede di San Jacopo tra Fossi. Nel 1545 i padri ottennero il patronato dello Spedale di San Bernardo in Campi, eretto dalla nobile famiglia Rucellai, mentre nel 1596 ricevettero dalla casa Medici la chiesa della Madonna della Tosse, fatta costruire fuori porta San Gallo dalla duchessa Cristina di Lorena. Soppresso nel 1808 il convento è ridotto a canonica e la chiesa è affidata al clero secolare. Nel 1874 passò alla Chiesa Libera Italiana e nel 1905 alla Chiesa Metodista Wesleyana, confluita poi dal 1946 nella Chiesa Evangelica Metodista Italiana.

4. L’oratorio di Gesù Pellegrino (o dei Pretoni) è situato all’angolo fra via San Gallo e via degli Arazzieri a Firenze.
Inizialmente consacrato come chiesa di San Salvatore, passò poi alla confraternita omonima, che dal 1313 era solita ospitare nei locali in zona i sacerdoti in pellegrinaggio, su istituzione del vescovo Antonio d’Orso. La dedica della chiesa fu cambiata e diventò chiesa di San Jacopo. Con la riforma delle istituzioni assistenziali fiorentine ad opera del Vescovo Sant’Antonino, la confraternita ospitò un luogo di ricovero per anziani sacerdoti.    In piena zona Medici a due passi da San Marco e dal Palazzo Medici Riccardi, fu ristrutturata su incarico della famiglia negli anni fra il 1585 e il 1588 ad opera di Giovanni Antonio Dosio.   All’interno sono conservati dei vividi affreschi in stile manierista che coprono tutte le pareti e incorniciano alcune pale, il tutto eseguito da Giovanni Balducci attorno al 1590 sul tema delle Storie cristologiche. I colori forti e accesi ed il senso di movimento delle figure nelle grandiose composizioni danno un senso quasi di smarrimento quando si varca la soglia di questo piccolo gioiello poco conosciuto.
Sul portale da parte della controfacciata interna è presente un organo antico recentemente restaurato (2005) che viene talvolta usato per concerti di musica sacra.
È qui conservata anche la tomba del celebre Pievano Arlotto, al centro della navata centrale vicino all’ingresso. Arlotto Mainardi, parroco della chiesa di San Cresci a Macioli, vicino a Pratolino, nato nel 1396 e morto nel 1484 nell’ospizio per vecchi parroci, era diventato all’epoca quasi proverbiale per i suoi lazzi e le sue burle: è ritratto in diversi quadri anche nei secoli successivi a testimoniare la sua fama cittadina duratura.

5. Chiesa di San Jacopino.  La chiesa di San Jacopo in Polverosa, detta popolarmente San Jacopino, è un luogo di culto cattolico che si trova appena fuori dal centro di Firenze, in via Benedetto Marcello al numero 24. Dà il nome al quartiere fiorentino di San Jacopino. La chiesa esisteva sin dal Duecento nell’attuale piazza San Jacopino lungo la via Cassia. Ne ebbe il patronato Salvi di Benincasa, che la donò al convento di Santa Maria Novella, da cui dipese fino al Settecento. Anticamente veniva detta “San Jacopo della Burella”.   Nel 1781 divenne parrocchia ed accolse sotto la propria giurisdizione coloro che abitavano nel rione fuori le mura, prendendo abitazioni dalle parrocchie di San Donato in Polverosa (dalla quale ereditò anche una parte del nome), di San Biagio a Petriolo, Santa Lucia sul Prato e Santa Maria Novella.  In quel tempo vi fu molto venerata un’immagine del Crocifisso con la Vergine e San Giovanni Evangelista proveniente dalla chiesa di San Pier Maggiore distrutta nel 1793. Aumentando la popolazione dopo l’abbattimento della mura, nel 1931 fu progettata dall’architetto Severino Crott l’attuale nuova chiesa in stile neoromanico, consacrata nel 1936. Venne consacrata dal cardinale Elia Dalla Costa stesso. La vecchia chiesa, colpita da un bombardamento nel 1944, fu demolita.
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Montevitozzo di Sorano (Grosseto)
La chiesa venne edificata in epoca tardomedievale, quasi sicuramente nel periodo di transizione tra la fine del Trecento e gli inizi del Quattrocento.
Inizialmente a servizio di un piccolo borgo rurale, la chiesa era la parrocchia di riferimento per il solo territorio di Montevitozzo ed era intitolata alla Santa Croce, come risulta dalla bolla di papa di Clemente III del 1188. L’intitolazione a S.Giacomo maggiore avvenne, probabilmente, nel periodo in cui Monte Vitozzo entrò a far parte della Contea degli Orsini o poco prima. Sempre sotto gli Orsini fu ristrutturata, non completamente, nella seconda metà del XVI secolo ma con la decadenza della contea fu quasi abbandonata a se stessa. Di quell’epoca c’è rimasta soltanto la campana piccola che porta la data del 1565 ed il nome del conte Niccolò IV Orsini. Con l’avvento del Marchesato dei Barbolani da Montauto (1635)la chiesa fu rifinita ed arredata. Sempre secondo la bolla papale del 1188, la rocca posta sulle pendici più alte dell’omonima montagna, si chiamava Rocca Tedula o Teula ed aveva un’altra chiesa, intitolata a S.Marco, con un suo territorio, probabilmente l’odierna borgata di Marcelli e dintorni. Il periodo di maggior splendore per la chiesa parrocchiale si ebbe quando il centro entrò a far parte della Contea di Pitigliano, e gli Orsini decisero di costruirvi una loro residenza, seppur meno nota rispetto a quelle di Pitigliano e Sorano che costituivano i due centri principali della contea.

Montieri (Grosseto)
Chiesa di San Giacomo Apostolo sorta nel XIII secolo, composta da un’ampia navata tardoromanica conclusa da una parete rettilinea nella quale è ricavata una piccola abside semicircolare.  La semplice volumetria dell’edificio è arricchita esternamente dalle tre monofore romaniche che si aprono nel muro terminale e, nella facciata, da un portale con arco a tutto sesto.
Internamente lo spazio, estremamente spoglio, è scandito da tre arcate trasversali aggiunte probabilmente nel Seicento. Le acquasantiere sono state ricavate dai capitelli romanici dell’ex pieve di San Paolo.
Addossato alla chiesa, sul lato sinistro, è un piccolo ambiente, comunicante con l’edificio sacro per mezzo di un cunicolo, ove visse nella seconda metà del Duecento il beato Giacomo Papocchi. Sul suo altare è collocato una tela, datata 1618, con Cristo che comunica il beato Giacomo nella sua cella penitenziale.   (segnalazione di Rosanna lanuovaforneria@gmail.com)

Livorno
Chiesa di San Jacopo sul lungomare di Livorno, a lato dell’Accademia navale, dove si dice che San Jacopo si sia fermato, provenendo dal mare, a rifornirsi dell’acqua che sgporgasva lì da una copiosa polla (da qua San Jacopo in Acquaviva).  All’interno statua con vestito da pellegrino, non di grande valore ma interessante.  Vedi foto
Ulteriori informazioni su: http://it.wikipedia.org/wiki/Chiesa_di_San_Jacopo_in_Acquaviva.   (segnalazione di Mario m.lupi@consiglio.regione.toscana.it)

Porto Azzurro, Isola d’Elba (Livorno)
Qui gli spagnoli nel 1603 costruirono una fortezza chiamata FORTE LONGONE all’interno della quale è presente una chiesa intitolata a San Giacomo il Maggiore, che nel tempo ha fatto conoscere la fortezza come fortezza di San Giacomo.
Oggi nella cittadina di Porto Azzurro è presente una chiesa a Lui intitolata.   Per maggiori informazioni si rimanda ai siti: http://www.isoladelba.ca/luoghi-da-visitare/porto_azzurro/forte_di_longone.asp
http://it.wikipedia.org/wiki/Chiesa_di_San_Giacomo_Maggiore
http://brunelleschi.imss.fi.it/itinerari/luogo/FortezzaSanGiacomoLongone.html
(segnalazione di Tiziano tiz1965@hotmail.com)

Rio nell’Elba (Livorno)
Chiesa di San Giacomo. Eretta durante il dominio pisano sull’isola e successivamente fortificata con solidi bastioni, denuncia nell’impianto a tre navate la sua origine medievale, seppure oggi appaia modificata da restauri e rimaneggiamenti settecenteschi. Tra le opere conservate all’interno, la tela seicentesca raffigurante le Nozze mistiche di santa Caterina, attribuita a Giovanni da San Giovanni, lapidi marmoree di illustri personaggi piombinesi ed una ricca dotazione di argenterie sacre.
Vicarello di Collesalvetti (Livorno)
La chiesa di San Jacopo è un edificio sacro che si trova a Vicarello, frazione del comune di Collesalvetti.
Fu costruita nel 1787 nello stesso luogo dove sorgeva l’antica pieve il cui patronato apparteneva anticamente ai conti Della Gherardesca. L’edificio è ad aula rettangolare con sviluppo longitudinale. La semplice architettura con il tipico tetto a capanna è impreziosita dall’arco che delimita la zona absidale.
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Boveglio, frazione di Villa Basilica (Lucca)
a chiesa è ricordata come pieve battesimale nel 1086, ma nel secolo successivo successivo già risulta aver perso tale diritto rientrando sotto la giurisdizione della pieve di Villa Basilica. È prima di quest’epoca che essa dovette essere costruita nelle forme ancora intuibili oggi nonostante i consistenti interventi successivi, soprattutto cinquecenteschi: in particolare sono riconducibili ad un costruzione medievale entro l’XI secolo il generale impianto della chiesa, con una pianta altre navate spartite da pilastri piuttosto raccorciata, e il sistema decorativo ancora visibile in facciata in corrispondenza della navata sinistra, costituito da archeggiature cieche molto poco rilevate impostate su di un alto stilobate. Confronti in questo senso si possono istituire anche con le vicine Vico Pancellorum e Corsena in Val di Lima.
Si riteneva che dovesse essere collocato cronologicamente in epoca simile – considerata la perdita del diritto battesimale registrata dai documenti nelle epoche successive – anche il fonte battesimale poligonale conservato in chiesa in una cappella che si apre nel fianco sinistro: il manufatto è esagonale e ospita sulla cornice superiore alla congiunzione delle specchiature marmoree elementi scolpiti astratti (cinque pomi cupoliformi) e un bovino a tutto tondo. In realtà studi recenti hanno ipotizzato che la chiesa di Boveglio agisse come sorta di succursale battesimale della pieve di Villa Basilica, anche in epoca successiva alla perdita del diritto di battesimo, in ragione dell’isolamento dell’area: se così fosse, il fonte battesimale sarebbe più opportunamente databile alla prima metà del Duecento, in rapporto con fonti di tipologia simile (Brancoli, Barga) prodotti dalle botteghe lombarde di scultori che agirono in quest’area nell’epoca in questione.
Nel presbiterio è collocato un tabernacolo per gli oli santi di ambito civitalesco.
Particolarmente significative – nonostante la caratteristica artigianale ma in virtù dell’estrema rarità di manufatti di questo tipo e di quest’epoca conservati – sono due panconi in legno intagliato del 1660.
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Altopascio (Lucca)
Della struttura medievale del complesso ospedaliero rimangono il chiostro e alcuni ambienti del pellegrinaio, parte delle mura del castellare, la chiesa e la torre campanaria. Quest’ultima risulta progressivamente aperta da monofore e quadrifore; il suo aspetto attuale è dovuto ai restauri eseguiti nel 1866 da Giuseppe Pardini.
L’originaria chiesa romanica ha subito nel corso dell’Ottocento un radicale restauro, che l’ha trasformata nel transetto di un nuovo e più ampio edificio, conservando tuttavia la facciata e la zona absidale. Il paramento murario è ripartito in due zone, una inferiore, a conci regolari di pietra, e una superiore, a fasce bicrome in marmo bianco e nero, articolata in un doppio ordine di loggette cieche.
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Camporgiano (Lucca)
Edificata nel cuore di Camporgiano, la chiesa di San Jacopo venne eretta nel Medioevo, ma rinnovata e ingrandita nel 1838, come testimonia un’iscrizione leggibile all’interno dell’edificio sacro.
La struttura della pieve è a tre navate, con la parte centrale avanzata rispetto alle laterali. Degni di nota sono gli altari del XVIII secolo che dominano il pulpito. I capolavori custoditi all’interno sono preziosi esempi d’arte toscana. Il dipinto rappresentante la Trinità sito sull’altare maggiore è una delle opere più importanti di Francesco Pellegrinetti di Camaiore. La Madonna con Bambino in legno, posizionata sull’abside inferiore, è invece attribuita all’artista Andrea Pisano che la scolpì nel XIV secolo.

Borgo a Mozzano (Lucca)
La chiesa parrocchiale di S. Jacopo fu costruita fra i sec. XI e XII; nel XVI secolo fu ricostruita ed ampliata a tre navate. I lavori terminarono nel 1616. Le volte in muratura sostituirono la travatura del tetto a cavalletti nel 1773. Si pensa che il campanile, che occupa una parte della facciata e della navata sinistra, fosse in origine una torre di difesa.

Gallicano (Lucca)
Pieve di San Jacopo.  Costruita probabilmente nel XII secolo è formata da un’unica navata conclusa da un’abside semicircolare occultata all’esterno dal basamento della torre e da altri edifici adiacenti. La facciata è decorata con un motivo ad arcatelle pensili. Il fianco sinistro dell’edificio conserva parte delle monofore originarie, oltre a un piccolo portale tamponato della stessa epoca.  All’interno l’edificio conserva opere d’arte di notevole valore: una pala con la Madonna con Bambino tra angeli e santi di scuola robbiana, un gruppo ligneo trecentesco raffigurante la Madonna con il Bambino, dell’ambito di Tino di Camaino, una statua in legno con la Madonna di Loreto ascrivibile al XVII secolo.    (segnalazione di Lucia alce122@libero.it)

Fabbriche di Vallico (Lucca)
La chiesa di San Jacopo si trova in località Vallico di Sotto, in provincia di Lucca. L’attuale chiesa deriva dall’antico eremo realizzato a Vallico di Sotto dai frati agostiniani al principio del XIII secolo. L’eremo fu abbandonato a metà del Cinquecento perché non c’erano più eremiti. All’interno sono da notare un trittico quattrocentesco.
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Pugliano di Minucciano (Lucca)
Chiesa di San Jacopo.  La connotazione esterna dell’edificio è ottocentesca; si veda al riguardo la bifora in facciata e la data 1829 che compare su una porta d’accesso laterale. In questa fase di lavori di trasformazione venne coinvolto anche l’interno; così agli altari laterali in stucco, a quello maggiore in marmo, alla raggiera con cherubini alle sue spalle, tutti della metà del Settecento, si associano il dipinto su tela inserito nella raggiera raffigurante la Madonna col Bambino e i Santi Giacomo e Anna eseguito dal pittore lucchese Antonio Barsotti nel 1886, e le statue in marmo di Santa Chiara e di San Francesco, ai lati dell’altare maggiore, parimenti dell’Ottocento.
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Canova di Aulla (Massa e Carrara)
Chiesa parrocchiale dedicata a San Giacomo
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Agnano di San Giuliano Terme (Lucca)
Chiesa di San Jacopo, chiesa parrocchiale della frazione, era inizialmente intitolata a san Frediano ed è ricordata nel 1150 come appartenente al piviere di Calci. La dedicazione a san Jacopo avvenne nel 1598, contemporaneamente ad un lavoro di restauro dell’edificio. Un’altra significativa ristrutturazione avvenne nel 1795. Danneggiata gravemente durante la seconda guerra mondiale, la chiesa fu ricostruita su progetto dell’architetto Beata Di Gaddo e consacrata dall’arcivescovo Ugo Camozzo il 25 maggio 1963. La parrocchia di Agnano si estende su un territorio che conta circa 700 abitanti.
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Terenzano di Fivizzano (Massa e Carrara)
Chiesa parrocchiale di San Jacopo, del secolo XVI

Fivizzano (Massa e Carrara)
Chiesa dei santi Iacopo e Antonio. Risale al XIV secolo. Nel 1377 infatti, i fivizzanesi ricevettero il permesso dal Vescovo di Luni di erigere la prima all’interno del borgo. Inizialmente di dimensioni minori, la chiesa fu ampliata nel 1576, quando assunse le forme attuali con tre navate sostenute da quindici colonne. L’ingresso si trovava però in posizione opposta rispetto all’attuale.
All’interno, da segnalare la cappella del sacro Cuore, la cappella del Carmine e vari dipinti come la Deposizione della scuola di Andrea del Sarto o la famosa Madonna del Reggio che ritrae l’apparizione di Maria nel vicino paese di Cagliano nel 1595.
Notizia tratte dal sito http://www.terredilunigiana.com/chiese/fivisanjacopo.php

Bastia di Licciana Nardi (Massa e Carrara)
Chiesa di San Jacopo apostolo

Pontremoli (Massa e Carrara)

1. Chiesa di San Giacomo del Campo  un tempo sede parrocchiale e oggi sede della Venerabile Confraternita della Misericordia, (la denominazione “del Campo” deriverebbe dalla famosa meta dei pellegrinaggi medievali San Jacopo de Compostela);

2. Monastero e la Chiesa di San Giacomo d’Altopascio che sorgono nel luogo in cui nel medioevo era l’hospitale dei Cavalieri del Tau d’Altopascio. L’edificio nel 1508, enne trasformato in Monastero per monache agostiniane di clausura e, nel 1785, diventò Conservatorio femminile. La chiesa attuale, consacrata nel 1641, conserva, sull’altare maggiore, la pala di G. Bottani raffigurante l’Ascensione di Nostro Signore , mentre agli altari laterali, l’affresco della Madonna del Perpetuo Soccorso e una tela della Madonna con Bambino e Santi di scuola senese. Gli affreschi a quadratura sono opera di A. Contestabili

Lupeta, frazione di Vicopisano (Pisa)
Questa chiesetta risale all’epoca longobarda (in un documento del 757 era già conosciuta perché annessa ad un complesso monastico) ed era dedicata in origine a San Mamiliano come citato nell’architrave sopra il portale, fatto inconsueto dato che questo santo era diffuso esclusivamente nella zona dell’arcipelago Toscano e nell’Alto Lazio.
Fu prima gestita dagli Ermitani di Sant’Agostino nel XIV secolo e a partire dal XV secolo venne dedicata a San Iacopo, periodo che fu purtroppo l’inizio di una lenta decadenza a causa di brigantaggio e pericolosità della zona.
Passò nel Cinquecento in mano ai Canonici di Pescia e nell’Ottocento venne trasformata in casa canonica.
Ha pianta a TAU (a T) e la facciata presenta alcuni bassorilievi con figure interessanti. Sopra il portale vi è la testa di un animale cornuto che sembrerebbe un toro incoronato dalla presenza di ricchi vegetali a spirali e foglie linguate.
La facciata è aperta da una bifora attorno alla quale si distribuiscono decorazioni tra cui una tarsia a forma di fiore e una pietra scolpita (VIII – IX secolo) in cui si vede una scena tratta dalla Bibbia.
La chiesa è ricca di spirali, un simbolo antico legato alla figura della dea Cupra e a dei del mare essendo una forma recuperata dalle conchiglie e rappresentante l’infinito, ma la spirale simboleggerebbe anche il potere della Terra in quanto Dea della vita, colei che guida le tribù a spostarsi nel territorio. Questa spirale rappresenta anche la strada da seguire per entrare in se stessi e trovare la luce interiore.
All’interno sono presenti capitelli riccamente decorati con vegetali e animali. Sul muro destro sono ancora presenti affreschi trecenteschi rappresentanti alcuni santi, forse San Mamiliano (essendo il primo santo a cui è stata dedicata la chiesa), San Giovanni Battista e forse San Girolamo. Sono presenti anche due pietre scolpite che raffigurano la Dextera Domini (X secolo) e forse la Passione di Cristo (anche se rimane di enigmatica interpretazione).

Pistoia

1. Le origini della venerazione che i pistoiesi hanno per l’apostolo San Jacopo sono remote. Lo storiografo Salvi narra che nell’anno 849, temendo i pistoiesi che la loro città venisse invasa dai Saraceni, che erano giunti alle porte di Roma, chiese all’apostolo San Jacopo la sua protezione, ricordando come in simili circostanza, anche il re Ramiro di Spagna fosse ricorso all’aiuto del Santo. Pistoia non venne invasa e, in segno di gratitudine per la grazia ricevuta, i pistoiesi elessero San Jacopo a loro patrono e gli edificarono una chiesetta entro il primo cerchio di mura; essa fu costruita nelle vicinanze di un fortilizio della città e fu chiamata San Jacopo in Castellare.   La sua importanza architettonica e storica è testimoniata dalla presenza di un paio di affreschi di bella fattura ma, anche recentemente l’edificio è stato oggetto di un intervento urgente da parte del Comune che ne è proprietario, per ripristino di porzione di tetto crollato.  Questa ex chiesa si trova dietro la biblioteca Forteguerriana, sullo sdrucciolo del Castellare che porta in via del Carmine, all’interno della prima cerchia di mura: uno sdrucciolo spesso in balia d’erbacce e vandali.  Soppressa con altri edifici di culto alla fine del XVIII secolo dei quali resistono ancora le malandate strutture e di cui le fonti mantengono il ricordo. Si legge in “Pistoia e il suo territorio” che San Jacopo in Castellare è, tra tutte queste la più nota proprio per le sue connessioni al culto iacopeo. È detta “in Castellare” perché edificata in una zona sopraelevata sulla quale insistevano le mura cittadine e dove esistevano fortificazioni del X secolo.  Documentata dal 1131, sostituì una precedente chiesa paleocristiana, come è apparso dagli scavi nella navata che hanno messo in luce un’abside primitiva molto più arretrata di quella attuale.  L’edificio di oggi è frutto delle modifiche della metà del Duecento: navata più lunga e aggiunta delle cappelle laterali che trasformarono la pianta della chiesa da basilicale a croce latina.  Con la soppressione del 1784, fu trasformata in lanificio, dove lavoravano le fanciulle povere ospitate nelle Scuole normali leopoldine (adesso archivio di stato) e poi in oratorio per le stesse Scuole. Alcuni interventi ne hanno confermato una notevole qualità architettonica. Quanto agli affreschi, solo in parte scoperti, rivelano fasi esecutive e decorative diverse, da quella duecentesca a quella più ampia del secolo successivo. Una scultura dell’arredo originario della ex chiesa si trova oggi al Museo civico: la “Missione di San Jacopo”, del XIII secolo. Quei dipinti sono di tutto rispetto. Sulla parete settentrionale si trova un affresco decorativo che simula un drappeggio geometrico, rifinito in alto da una cornice policroma databile attorno alla metà del Duecento mentre sovrapposti a questa decorazione campeggiano due quadri d’epoca posteriore.  In cornici a motivi geometrici, si tratta sempre di affreschi: il primo, su fondo rosso pompeiano raffigura due vescovi e due sante, probabilmente Maria Maddalena e Caterina: il secondo rappresenta invece una Madonna col Bambino con davanti un frate domenicano e una figura inginocchiata, di piccole dimensioni, da ritenere la committente.   (segnalazione di Donato pugid@hotmail.it)

2. Nel XII secolo il vescovo spagnolo Atto, che era succeduto al vescovo Ildebrando dei conti Guidi nel governo della diocesi, chiese al vescovo di Compostela (città spagnola della Galizia) una piccola parte della reliquia del corpo del santo. Ranieri, che si trovava come canonico della cattedrale di Santiago, accordò la reliquia (un frammento di osso del cranio del santo) e venne recata con grandi onoranze a Pistoia e deposta in una cappella appositamente costruita nel 1145 all’interno della Cattedrale di San Zeno.  Fu così che la cappella con apposito altare, dedicato a San Jacopo, diventò subito meta di pellegrinaggi inaspettati. Per tanti devoti, con in programma un pellegrinaggio a Compostela, Pistoia si fece spesso capolinea di partenza. Presso la cappella, infatti, si veniva a chiedere protezione per il lungo viaggio. Al ritorno poi si faceva traguardo d’arrivo, con sosta di doveroso ringraziamento per il buon esito dell’impresa.
Fra il 1170 e il 1180 gli statuti comunali ricordano una “festa di San Jacopo”.   Fin da allora, tuttavia, il culto per l’apostolo risultava sotto la tutela non più del vescovo, ma del comune di Pistoia.  Nel corso del 1200 quest’ultimo adottò San Jacopo come proprio protettore e patrono della città, apponendo la sua immagine sui propri sigilli.
Il periodo delle solenni celebrazioni religiose iniziava il giorno antecedente quello della festa con una imponente processione di tutta la comunità; raggiungeva il suo culmine per il 25 luglio, e poi continuava per i successivi otto giorni ( “Ottava di San Jacopo”).
In questo periodo si teneva una grande fiera annuale o “mercato”, che garantiva immunità a chi vi partecipasse, eccetto i criminali ed i banditi. La giornata festiva, caratterizzata durante la mattina da una serie di cerimonie liturgiche molto suggestive in onore del santo patrono, si concludeva nel tardo pomeriggio con una manifestazione concepita come omaggio a San Jacopo: la corsa del “Palio”. Essa prendeva nome dalla lunga pezza di stoffa pregiata (pallio) che ne costituiva il premio. Alla “corsa del Palio” partecipavano cavalli purosangue di razza berbera montati da fantini che spingevano gli animali al galoppo sfrenato lungo un percorso variato durante il tempo. Si trattava perciò di una gara di velocità in lungo, che evidenziava soprattutto le qualità dei cavalli.
Tra la fine del’700 e durante l’800 occasionalmente andò ad aggiungersi alla corse del Palio una serie di corse in tondo, lungo il circuito di una piazza, generalmente piazza San Francesco.

3. Nell’Antico Palazzo dei Vescovi è ospitato il Museo Capitolare.  Vi si trova l’originaria sagrestia del Tesoro di S. Jacopo (sec. XII), con reliquiario di S. Jacopo (1407) attribuito a Lorenzo Ghiberti e contenente la reliquia iacopea. Del  Tesoro di S.Jacopo sono custoditi pregevoli pezzi gotici e rinascimentali.

4. Nella parete sud del  Cortile del Palazzo Comunale è presente una scultura in pietra di S.Jacopo, manifattura pistoiese dei primi decenni del sec. XV. Nelle Sale affrescate al piano terreno si trova un affresco votivo di S. Jacopo opera di ignoto pittore pistoiese (1438), con affreschi della Madonna e di S. Zeno. Al primo piano, nel Museo Civico, si può ammirare, oltre a  numerosi dipinti con iconografia iacopea, un rilievo marmoreo con la Missione di S.Iacopo, proveniente dal distrutto portale dell’antica chiesa S.Jacopo in Castellare.   (notizie tratte da Wikipedia) – Vedi foto
(segnalazioni di Maurizio maulapi@gmail.com e Donato pugid@hotmail.it)

Pulignano, Frazione di Capraia e Limite (Pistoia)
Chiesa di San Jacopo. La facciata in pietra presenta la caratteristica dicromia pisana nell’archivolto della lunetta che sormonta il portale. L’abside è concluso nel frontone da un bassorilievo rappresentante il Duello di due cavalieri ( secolo XII – secolo XIII ); l’originale è nella canonica di Santa Maria a Limite, sostituito in loco da un calco.
Una decorazione di teste umane e animali, scolpita con grande spontaneità ma anche con una carica poetica, arricchisce i peducci delle arcatelle di coronamento della stessa abside.
L’interno è a una navatella coperta da volta in muratura di influenza alverniate rafforzata da arcate trasversali con motivi dicromi su semicolonne e capitelli cubici, e presenta caratteri di originalità nell’ambito delle chiese romaniche in Toscana.

Massa e Cozzile (Pistoia)
La chiesa di San Jacopo Maggiore è una chiesa pistoiese del XIII secolo dedicata a San Jacopo. E’ affiancata da un campanile in pietra con cella merlata e presenta una facciata a capanna con portale in pietra serena scolpita, datato 1526. L’interno a tre navate, coperte con soffitto a capriate e abside a volta, conserva nella controfacciata un organo settecentesco con mostra in legno intagliato, dorato e dipinto di squisita fattura, un’acquasantiera in marmo (XVI secolo) e il fonte battesimale settecentesco. Fra le opere, una Madonna del Soccorso tra San Giovanni Battista e un Santo Vescovo (XVI secolo), la Vergine Assunta e santi (fine XVI secolo), la Vergine e il Bambino (prima metà XVI secolo), un Crocifisso ligneo della prima metà del XV secolo, derivato da quello di Borgo a Buggiano.

Prato
La ex-chiesa di San Jacopo di Prato sorge in via san Jacopo. Costruita nel 1140 dal pievano di San Giusto in Piazzanese per riscuotere le decime dai molti parrocchiani inurbati (provocando una lunga lite col proposto di Santo Stefano, l’attuale Duomo), fu soppressa nel 1783 e sconsacrata. Conserva il paramento esterno in alberese, soprelevato nell’Ottocento, con un portale architravato con un ampio arco di scarico soprastante. Oggi è adibito ad abitazioni e all’interno notevoli resti di affreschi dal primo Trecento (una Santa Margherita) al Quattrocento. Talvolta l’aula della chiesa viene usata per esposizioni.
(segnalazione di Donato pugid@hotmail.it)

Cuna (Comune di Monteroni d’Arbia, Siena)
Sulla Via Francigena Chiesa di San Giacomo e San Cristoforo dov’è rappresentato l’affresco del miracolo dell’impiccato di Santo Domingo della Calzada sul Camino Francès.  Ulteriori informazioni su: http://it.wikipedia.org/wiki/Chiesa_dei_Santi_Giacomo_e_Cristoforo_a_Cuna
(segnalazione di Sylvie gaurys@hotmail.com)

Mugnano (Comune di Monteroni d’Arbia, Siena)
La chiesa, oggi impoverita per le molte alterazioni, fu creata dal Beato Colombini che aveva fondato in quel luogo un monastero.   Ulteriori informazioni su: http://it.wikipedia.org/wiki/Chiesa_di_San_Giacomo_Apostolo_(Monteroni_d%27Arbia    (segnalazione di Sylvie gaurys@hotmail.com)

Siena
I patroni della Contrada della Torre di Siena sono San Giacomo e Sant’Anna ai quali è dedicata appunto la chiesa.  L’oratorio fu costruito a partire dal 1531 come ringraziamento alla Vergine immacolata sotto la cui protezione era stata combattuta e vinta nel 1526 la battaglia di Porta Camollia contro le truppe fiorentine e pontificie. A ricordo di tale vittoria, riportata nel giorno dedicato ai Santi Giacomo e Cristoforo, la Repubblica senese decise di edificare in Salicotto una chiesa intitolata ai due Santi, dietro sollecitazione degli stessi abitanti del rione i quali – riuniti nella Confraternita dell’Immacolata e dei Santi Giacomo e Cristoforo, strettamente connessa con la Contrada del Lionfante – contribuirono fattivamente alla realizzazione del progetto.  Nei secoli l’intitolazione a San Cristoforo è andata persa e si è affermata quella in onore di Sant’Anna.
Da segnalare inoltre che lo stemma del Nicchio viene associato alla conchiglia portata dai pellegrini che si recavano al santuario di Santiago de Compostela. Mentre questa veniva portata dalla parte del dorso e pendente verso il basso con la “cerniera” in alto, lo stemma della contrada espone la nicchia e ha la “cerniera” in basso.
Nell’oratorio del Nicchio (dedicato però a San Gaetano da Thiene) c’è una statua di San Giacomo di Compostela. Forse è da collegare al fatto che in un primo momento (cioè prima del 1572) i contradaioli si riunivano nella chiesa di S. Giovanni Battista alla Chiesa Nuova, situata sulla strada che conduceva alla porta di Busseto, nei pressi di un più grande monastero, dedicato ai SS. Giacomo e Filippo, detto l’Abbadia Nuova.
Ulteriori informazioni su:  http://www.contradadellatorre.it/http://it.wikipedia.org/wiki/Nobile_Contrada_del_Nicchio,
(segnalazione di Sylvie gaurys@hotmail.com e di Laura grg.pl@tin.it)

San Gimignano (Siena)
Chiesa di San Jacopo al Tempio.   Secondo un’antica tradizione venne fondata nel 1096 da alcuni sangimignanesi reduci dalla prima crociata. Questo però non è possibile in quanto il primo insediamento in Toscana dei templari risale alla prima metà del XII secolo mentre di un hospitale de Templo costruito in contrada San Matteo nei pressi di porta San Jacopo (demolita ai primi del XX secolo) si hanno documenti soltanto a partire dal 30 luglio 1221. Sicuramente l’edificio era già stato costruito il 12 settembre 1257 quando risulta rogato in atto notarile al suo interno.
L’edificio presenta un’unica navata rettangolare, senza abside, coperta a volta.  Il paramento murario è composto da conci di travertino disposti a corsi orizzontali e paralleli nella parte inferiore mentre la parte superiore è stata realizzata mediante l’uso di mattoni zigrinati disposti in maniera irregolare.
La facciata è a capanna e nell’ordine inferiore è aperta da un portale con arco estradossato a tutto sesto e ghiera di stile pisano; nell’architrave, su cui poggia la lunetta monolitica, è scolpito una croce dell’Ordine Templare in rilievo e le mensole sono decorate con figure antropomorfe (una cariatide è riconoscibile in quella di sinistra). L’ordine superiore della facciata presenta un rosone a ruota di carro posto sopra al portale e perfettamente inserito nella muratura; la ghiera di questo rosone è decorata con un motivo ad arcatelle cieche, caso unico nelle chiese valdelsane, mente la cornice interna presenta una modanatura a gola sul tipo di quella visibile nella bifora della pieve di Coiano e un giro di foglioline arcuate simili a quelle visibili nella canonica di Monteriggioni. Al culmine della facciata si trova una cornice a mensole scolpite che continua per tutto il sottogronda anche sulla altre pareti, sempre come a Monteriggioni, e una serie di mattoni disposti a dente di sega. Appena sotto la cuspide della facciata sono inseriti tredici bacini ceramici dipinti a monocromo in verde o smaltati di verde-blu di provenienza magrebina e siriana (luoghi che ebbero contatti con lo spedale) databili tra la fine del XII secolo e i primi del XIII e simili a quelli posti nella chiesa di Sant’Andrea a Pisa e nella chiesa di Santa Maria a San Miniato.
Per quanto riguarda le fiancate laterali, l’unica visibile è quella meridionale. Nell’ordine inferiore il basamento in pietra è su un livello altimetrico più basso rispetto a quello della facciata ed è privo di qualsiasi decorazione mentre l’ordine superiore, in mattoni, è aperto da quattro monofore a doppio sguancio ricassato con archivolto monolitico. Nella tribuna si trova un’apertura ad occhio originale che presenta gli stessi disegni del rosone in facciata e sotto di esso si trova una monofora simile a quelle delle fiancate.
Il campanile a vela e il cavalcavia, entrambi in mattoni, furono realizzati in epoche successive.
L’interno ad aula unica è suddiviso in cinque campate scandite da degli arconi trasversali che si appoggiano alternativamente su semicolonne e semipilastri e coperte da una volta a crociera in mattoni. Questa suddivisione dell’aula è praticamente unica in Toscana: soluzioni simili si trovano nell’eremo di Montespecchio dove è presente l’aula voltata mentre le volte a crociera costolonate si trovano solo nel duomo di Sovana e gli archi trasversali si trovano nella pieve vecchia di Radicondoli.
La controfacciata presenta un matroneo realizzato nel XVII secolo. Interessanti sono i semicapitelli lapidei che coronano le lesene per le forme che presentano: sono scolpiti con rosette a sei petali e a gigli, ad ampi fogliami d’acqua, a vortici oppure sono ungulati con collarino a cordone ed echino a denti, altri invece sono semplicemente squadrati
Sulla parete di fondo sono tre affreschi trecenteschi: una Madonna col Bambino fra i santi Giacomo maggiore e Giovanni evangelista di Memmo di Filippuccio posto sotto l’occhio; in basso, una Crocifissione e una Deposizione nel Sepolcro, attribuiti al Maestro della Madonna Strauss. Sul pilastro sinistro è un San Giovanni Battista dello stesso maestro, su quello di destra un San Jacopo maggiore di Pier Francesco Fiorentino; anticamente era decorata anche la lunetta della facciata con una Madonna col Bambino.
Al centro della campata orientale è collocato l’altare originale che si presenta simile a quello della Magione di Poggibonsi.

Castello di Brolio, frazione di Gaiole in Chianti (Siena)
La Cappella di San Jacopo si trova all’interno del parco del castello di Brolio, nel comune di Gaiole in Chianti.  Rinnovata nel 1867-1869, ha la facciata a capanna preceduta da una doppia scala in pietra; la lunetta del portale è ornata da un mosaico raffigurante il santo titolare. A destra dell’ingresso, l’iscrizione che ricorda la fondazione nel 1348.
L’interno, con cripta ove sono sepolti i membri della famiglia Ricasoli, presenta una navata divisa in tre campate voltate a crociera. La zona dell’altare è ornata di mosaici con l’Annunciazione e due Storie di Cristo della bottega di Augusto Castellani (1878), seguendo i bozzetti di Alessandro Franchi ancora conservati nel castello, dove è custodito anche il polittico trecentesco di Ugolino di Nerio con la Madonna col Bambino tra i santi Pietro, Paolo, Giovanni Battista e Giovanni Evangelista.